Quando stringere i denti diventa un problema

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Quando stringere i denti diventa un problema

10-02-2010 - scritto da Viviana Vischi

Stringere i denti non significa solo farsi forza: è un disturbo del sonno con serie conseguenze su denti, muscoli e scheletro

A novembre visite gratuite contro il bruxismo

Quando stringere i denti diventa un problema 04/11/2008 - Non se ne sente parlare spesso, eppure è il terzo disturbo del sonno e colpisce senza distinzione di sesso e di età. Anche il suo nome è un po’ difficile… Si chiama bruxismo: è l’atto involontario di digrignare i denti, soprattutto durante il sonno, quando è impossibile esercitare un controllo sui movimenti. Uno dei suoi primi sintomi è la difficoltà ad aprire al massimo la bocca al risveglio: a quel punto sentire “scrock” e dolore diventa una spiacevole abitudine all’ordine del giorno.
Non stiamo parlando di una vera e propria malattia ma una “parafunzione”, cioè di un movimento fatto senza alcuno scopo preciso. Anzi, possiamo azzardare che si tratta della più diffusa forma di parafunzione nell’uomo. Per intenderci, serrare i denti è normale, lo facciamo tutti, ma farlo con eccessiva forza e non per masticare o deglutire (cioè per scopi funzionali) è sbagliato. Alla lunga, infatti, può provocare danni seri: logoramento dello smalto, compromissione dei tessuti gengivali, ipersensibilità, usura fino alla completa distruzione dei denti, ma anche vertigini e cefalee, dolori all’articolazione della mandibola, problemi al collo e alla cervicale.
Ed eccoci alle cause, che sono di varia natura. Intanto, un ruolo importante lo giocano esserci stress, ansia e nervosismo: specialmente di notte, digrignare i denti sarebbe il metodo per scaricare le tensioni accumulate durante il giorno. E poi ci sono fattori “più tangibili” come la malocclusione, cioè la chiusura non perfetta dei denti o il non corretto allineamento delle due arcate o la presenza di precontatti, cioè la situazione in cui un singolo dente va a toccare il corrispondente dell’altra arcata prima degli altri. Il bruxismo è determinato dalla somma di queste cause, psicologiche e meccaniche.
Per finire, le soluzioni: premesso che ad oggi non sono disponibili trattamenti farmacologici di sicura efficacia, gli interventi sul bruxismo si attuano generalmente attraverso un bite, cioè una specie di placca da tenere in bocca di notte per proteggere lo smalto dall’erosione, evitare i contatti delle cuspidi, ristabilire il corretto allineamento delle arcate, mantenere l’articolazione in posizione di riposo e favorire il rilassamento della muscolatura.
Ma la terapia non può limitarsi a questo: il bite elimina solamente il sintomo ma non la causa del problema. Per ovviarla bisogna innanzitutto conoscerla, elaborarla, poi agire di conseguenza. Ad esempio cercando altri metodi meno dannosi per sfogare le tensioni. A volte basta poco, un hobby, uno sport. In altri casi potrebbe essere necessario parlarne con uno specialista.
Novembre è il mese di prevenzione del bruxismo. Basta chiamare il numero verde 800111905 per individuare i medici che partecipano all’iniziativa e prenotare una visita odontoiatrica gratuita; in farmacia è inoltre disponibile del materiale informativo per conoscere meglio questo serio disturbo.



A cura di Viviana Vischi, Giornalista professionista iscritta all'Albo dal 2002, Direttore Responsabile di diverse testate giornalistiche digitali in campo medico-scientifico.
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ATTENZIONE: le informazioni che ti propongo nei miei articoli, seppur visionate dal team di medici e giornalisti di ForumSalute, sono generali e come tali vanno considerate, non possono essere utilizzate a fini diagnostici o terapeutici. Il medico deve rimanere sempre la tua figura di riferimento.



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